Prefazione di Giorgio Celli.
In questo scritto dell'Ottocento, ma ancora di istruttuiva, nonchè gradevolissima lettura, Lessona traccia un autentico identikit del cane, anzi dei cani: perchè l'uomo fin dai primordi ha selezionato la specie per piegarla alle sue esigenze, nobili o ignobili che fossero. Per cui ci imbattiamo in Bezerillo, un alano addestrato dai Conquistadores a sbranare gli indios o in un gigantesco buon samaritano come Barry, un San Bernando noto per aver salvato pià di 40 uomini sepolti sotto la neve, immortalato dall'iconografia popolare del tempo mentre fa ritorno al convento con un bambino semiassiderato sul dorso! Ma il lessona non si limita a scrivere, per così dire, del cane in natura, ma tratta anche del cane in letteratura, mescolando all'osservazione la citazione dotta, passando da Omero a Dante, da Dante all'Ariosto e richiamando all'inizio del suo libro quanto narra Edmondo de Amicis, nel diario di un suo viaggio in Turchia, sui cani di istanbul. Che l'autore del libro Cuore, che ha deliziato l'infanzia di noi tutti, fosse anche un etologo ante-litteram, è cosa davvero sorprendente. Sopra tutto se consideriamo che molte delle sue osservazioni sono di buona lega, e sono state oggi convalidate.