Coltelli d'Italia. Rituali di violenza e tradizioni produttive nel mondo popolare

Autore: Baronti G.

ISBN13: 9788874131624

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Questo libro, non a caso il primo dedicato ai coltelli italiani a serramanico, non si limita ad indagare minuziosamente i pur ricchi e finora inesplorati aspetti della produzione materiale nel corso del secolo passato, ma affronta compiutamente anche le profonde implicazioni sociali e culturali che il coltello ha assunto e per lungo tempo ha mantenuto in Italia.

Alla versatilità insita nelle potenzialità formali e materiche dell'oggetto, nel nostro Paese si è unita un'ulteriore valenza: il coltello è stato il segno crudelmente e ferocemente esibito di una radicata e diffusa violenza, l'emblema di una frammentata ma pullulante aggressività, il vessillo di una concitata istanza senza progetto né fine, ma caparbiamente tesa a definire gli spazi quotidiani di una libertà pratica, organizzata intorno a un rigido e insofferente egocentrismo, a un borioso risentimento, alla rabbiosa quanto effimera vendetta e ritorsione.

"Spada del popolo" è stato romanticamente definito il coltello, ma una spada, un'arma che ha per lungo tempo significato la divisione e l'atomizzazione del popolo in tanti individui isolati, fulmineamente estratta a definire, nella calca rumorosa della festa, della fiera e dell'osteria, la sordida questione di gioco, a rintuzzare la futile provocazione verbale, a lavare nel sangue presunti e improbabili oltraggi.

Durante buona parte del secolo scorso nelle regioni centro-meridionali del Paese, non c'è uomo del popolo che nel proprio coltello, accuratamente scelto, soppesato e provato al momento dell'acquisto, non veda oltre all'utile e versatile strumento del lavoro e delle mille incombenze quotidiane, il segno tangibile della propria umana e virile consistenza, della dignità e dell'orgoglio personali. Tale "spessore" del coltello ha costantemente interagito con gli aspetti della sua produzione materiale: la storia o meglio si potrebbe dire il destino dei coltelli italiani e dei loro fabbricanti è intimamente correlata a questo lato oscuro, alla ridondanza e complessità di significato che l'oggetto ha assunto nel corso del tempo, nella cultura del nostro Paese. Le leggi restrittive sulla fabbricazione, sulla detenzione e sul porto dei coltelli, indotte dal crescente e incontenibile aumento dei reati di sangue, oltre a provocare, nel corso del secolo XIX, ripetuti mutamenti di foggia degli oggetti, hanno anche determinato la scomparsa di molte comunità artigiane, da secoli dedite alla lavorazione dei ferri taglienti.


Quando, nei primi mesi del 1986, scrivevo l'introduzione al libro notavo che le vetrine delle coltellerie italiane luccicavano di lame che niente avevano a che fare con i modelli tradizionali del nostro Paese ma si rifacevano direttamente a modelli statunitensi, francesi o tedeschi: i modelli tradizionali italiani oramai straziati da manici di plastica e lame di infima qualità si trovavano a poche lire solo sui banchetti dei mercati e delle fiere paesane. Anche gli studi e le ricerche dic arattere tecnico o storico-culturale provenivano eslusivamente da altri paesi, in modo particolare dalla Francia. La situazione è profondamente cambiata: dopo una lunga parentesi di grigiore e di stanchezza oggi nei tradizionali "paesi dei coltelli" si producono di nuovo coltelli di ottima qualità. Superata la fase del rifiuto del cattivo passato, giustamente ricordato come una sorta di damnatio ad metalla, si sta provvedendo alacremente, incoraggiati da una crescente domanda, a riannodare i fili lacerati della antiche tradizioni artigiane.


267 pagine, pubblicato nel 2008

In copertina (dall'alto in basso):
Coltello ottocentesco usato come dono di fidanzamento, a quattro scrocchi con manico di corno nero fittamente intarsiato di scudetti in ottone e di occhi in osso bianco, lama a costa smerlata decorata con incisioni.
Coltetto ottocentesco della camorra napoletana, ferrato a molla semplice, con il manico intarsiato in ottone.
Coltello siciliano ottocentesco a molla piatta e tallone forzato, fornito di lama triangolare acutissima e di manico incamiciato in ottone.


Giancarlo Baronti. Professore associato di Storia delle tradizioni popolari presso la facoltà di lettere e filosofia dell'Università degli studi di Perugia. L'attività di ricerca scientifica si è focalizzata nell'analisi dei processi culturali connessi alle dinamiche del controllo sociale e della criminalità e nel lavoro di documentazione delle tradizioni popolari umbre rivolo, in modo particolare, alle pratiche alimentari, alle tradizioni magico-religiose e alle dinamiche subalterne del culto dei santi.


INDICE

Introduzione
Uomini e coltelli

Parte prima. La cultura del coltello
1. Le radici del coltello. Premessa. Il patto fra uomo e coltello. La morte della festa. L'egemonia culturale e la penetrazione sociale dell'ideologia dell'onore. Le basi economiche e sociali dell'illusione della libertà. La legislazione sulle armi e l'emergenza residuale del coltello. Fino all'ultimo sangue
2. L'ora del coltello. La notte, l'osteria, il gioco, la morte. La ricerca dei coltelli.
3. L'avventura del coltello. Premessa. La nazione barbara. L'eversione del coltello. Una irresistibile ascesa. Un'inaspettata e imprevedibile fine. L'ultima legge sul coltello: un superfluo epitaffio

Parte seconda. La materia del coltello
1. La materia del coltello. Premessa. La bottega del coltellinaio. Il lavoro del coltello. Le leggi del coltello.

Parte terza. I paese dei coltelli
Introduzione
1. L'Italia nord-occidentale
2. La Lombardia
3. L'Italia nord-orientale
4. L'Italia centro-settentrionale
5. L'Italia meridionale
6. Una città dei coltelli: Roma
7. Calabria e Sicilia
8. La Sardegna

Parte quarta. Lo spessore del coltello
1. I coltelli d'amore
2. I coltelli magici
3. Coltelli criminali

Glossario
Termini tecnici utilizzati dai coltellinai per denotare le parti che compongono il coltello e le loro diverse fogge