"Nel rilancio generale della cultura materiale di un territorio si sta dimostrando assolutamente indispensabile la volontà di svolgere indagini quanto più accurate sulla storia del vino e della gastronomia, legandole alle situazioni e ai momenti a essa pertinenti e determinate da fatti di natura socio-politica e religiosa che potrebbero, diversamente, rimanere inspiegabili. Nel nostro caso, come si vedrà, abbiamo ritenuto opportuno collocare nell'interno della nostra storia dei vini e della gastronomia alcuni personaggi storici come i Conti di Tirolo, Andreas Hofer, la famiglia Fugger, Oswald von Wolkestein, i Vescovi di Bressanone, gli Abati di Novacella e molti altri che hanno rivestito un ruolo determinante nella cultura e nelle tradizioni sudtirolesi. In altre parole, la determinazioni bellica e politica dei Conti, l'afflato religioso ed eroico di Andreas, l'incommensurabile ricchezza dei Fugger, la poesia e il canto di Oswald, nonché il rigore ieratico dei Vescovi e degli Abati, hanno contribuito in eguale misura alla conservazione di quei beni che, nell'ambito della cultura di un popolo, possono - e devono - essere definiti "proprietà intellettuale" dello stesso. A ciò non sono estranei, naturalmente, neppure il proprietario del maso come il signore del castello; la cuciniera casalinga come il grande cuoco; l'umile kellermeister come l'enologo più osannato; il casaro di montagna come il caseificio industriale del fondovalle.
Il tema conduttore del nostro percorso enogastronomico è quello della vite che, come un policromo e complice filo d'Arianna, ci condurrà attraverso le numerose valli di questo territorio tanto severo nel suo aspetto esteriore quanto gioioso nei suoi contenuti: contenuti che sono sempre e comunque l'espressione più immediata dell'atteggiamento garbatamente dionisiaco che l'uomo di qui mantiene nei confronti del contesto in cui vive. La vite è da millenni inalienabile fonte di vita, di gioia e, quand'anche, di ricchezza: il vino accompagna, come vedremo, tutti i momenti della vita dell'uomo e lo rasserena nell'inevitabile momento del trapasso. Lungo questo traccia, durante le pause di lavoro nei campi o nei riservati momenti della stube, gli si accompagnano i cibi sudtirolesi: quei cibi che sono il risultato, che potremmo definire esclusivo, di una commistione virtuosa fra la cucina mediterranea e quella mitteleuropea.
In questa visione d'insieme, il rito del törggelen, la sognante passeggiata autunnale di cui parleremo diffusamente in un capitolo a sé, altri non è che un singolare fasto bacchico riservato al vino, ai prodotti della terra e, quel che più conta, all¹incontro di giovani venuti da terre "lontane", per sfociare in nuove, e diverse, combinazioni genetiche. E anche questo spiega perché nella vitivinicoltura e nella cucina dell'Alto Adige vi sia tutta la saga di questa millenaria schiatta, che vive da sempre in una coralità di intenti e di obiettivi che ha raro riscontro altrove."
Carlo Ravanello
Ha perfezionato i suoi studi e le sue ricerche in campo enologico in Francia e Germania.
Giornalista dagli anni '80, collabora con riviste specializzate come Vigne Vini, Il Corriere Vinicolo, Il Sommelier, Viaggia l'Italia, Terre da Vino, Taste Vin, Fuoricasa ecc. Collabora con le Università di Piacenza, Pisa e Siena e con numerose amministrazioni dell'Italia meridionale.
Il tema conduttore del nostro percorso enogastronomico è quello della vite che, come un policromo e complice filo d'Arianna, ci condurrà attraverso le numerose valli di questo territorio tanto severo nel suo aspetto esteriore quanto gioioso nei suoi contenuti: contenuti che sono sempre e comunque l'espressione più immediata dell'atteggiamento garbatamente dionisiaco che l'uomo di qui mantiene nei confronti del contesto in cui vive. La vite è da millenni inalienabile fonte di vita, di gioia e, quand'anche, di ricchezza: il vino accompagna, come vedremo, tutti i momenti della vita dell'uomo e lo rasserena nell'inevitabile momento del trapasso. Lungo questo traccia, durante le pause di lavoro nei campi o nei riservati momenti della stube, gli si accompagnano i cibi sudtirolesi: quei cibi che sono il risultato, che potremmo definire esclusivo, di una commistione virtuosa fra la cucina mediterranea e quella mitteleuropea.
In questa visione d'insieme, il rito del törggelen, la sognante passeggiata autunnale di cui parleremo diffusamente in un capitolo a sé, altri non è che un singolare fasto bacchico riservato al vino, ai prodotti della terra e, quel che più conta, all¹incontro di giovani venuti da terre "lontane", per sfociare in nuove, e diverse, combinazioni genetiche. E anche questo spiega perché nella vitivinicoltura e nella cucina dell'Alto Adige vi sia tutta la saga di questa millenaria schiatta, che vive da sempre in una coralità di intenti e di obiettivi che ha raro riscontro altrove."
Carlo Ravanello
Ha perfezionato i suoi studi e le sue ricerche in campo enologico in Francia e Germania.
Giornalista dagli anni '80, collabora con riviste specializzate come Vigne Vini, Il Corriere Vinicolo, Il Sommelier, Viaggia l'Italia, Terre da Vino, Taste Vin, Fuoricasa ecc. Collabora con le Università di Piacenza, Pisa e Siena e con numerose amministrazioni dell'Italia meridionale.