Un mondo in riserva

Autore: Zorzoli G.B.

ISBN13: 9788874131310

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Il sistema petrolio è molto diverso da come normalmente ce lo immaginiamo e ci viene descritto dai mass media. Non esiste un petrolio, ma molti petroli, non una benzina, ma molte benzine. Fra paesi produttori e compagnie petrolifere si sono inseriti altri attori, sconosciuti al grande pubblico, che talvolta più dei primi influenzano i prezzi del petrolio.

Recensione de L'indice

Non si sostiene un'ideologia non si prevede una tendenza inarrestabile si analizzano i vari aspetti – le parole usate e il loro significato le fonti o la mancanza di fonti il legame stretto fra la scarsità di petrolio e l'automobile le conseguenze ambientali l'organizzazione dei produttori l'importanza dominante degli interessi a breve delle aziende produttrici – e si trae qualche conclusione. Soprattutto si chiariscono i meccanismi economici in particolare la ricerca dei massimi ricavi a breve da parte dei dirigenti delle società che porta a una guerra di tutti contro tutti in cui ciascuno dei protagonisti conosce e le proprie potenzialità e decide se rivelarle o falsarle ma sa ben poco della reale situazione degli altri. Nessuno azienda cartello o stato sa davvero come stanno le cose e prende in considerazione i problemi generali.

Vale la pena schematizzare alcuni degli aspetti. Il primo è che i dati delle riserve in una certa misura persino dei consumi di petrolio – e di gas – sono incerti e contraddittori come del resto scopre chiunque cerchi di farsi una idea della situazione. Se si passa alla stima delle riserve si entra nel regno dell'assurdo. Una compagnia non proprio minore come la Shell è stata costretta a rivedere al ribasso di un quinto le proprie riserve sopravvalutate. Quasi tutti i paesi Opec hanno aumentato le proprie riserve senza annunciare nuovi ritrovamenti o le hanno tenute ferme per decenni malgrado la produzione ingente. Non tutti i paesi distinguono tra riserve certe probabili e possibili. Se si pretende di capire qualcosa di costi e ricavi poi le cifre impazziscono. Quello che sembra certo è che negli ultimi decenni le nuove scoperte non hanno tenuto il passo con i consumi anzi sono insignificanti.

Il secondo punto certo è che il consumo mondiale di petrolio dipende soprattutto dall'automobile per cui nel breve periodo è sostanzialmente insostituibile a parità di costo. Il terzo è che la causa della scarsità non è una decisione dei paesi produttori o di una associazione di paesi produttori come l'Opec. Non c'è modo di aumentare rapidamente la produzione con una decisione politica semplicemente perché gli investimenti in completamento trasporti e raffinazione non sono stati sufficienti. È il meccanismo di gestione delle grandi compagnie per massimizzare le rendite a breve termine che anche a prescindere delle prospettive di medio periodo impedisce di far fronte ai consumi.

Se si passa alla situazione italiana che dipende dal petrolio importato più di ogni altro paese industrializzato perché non ha praticamente produzione propria e ha una delle maggiori densità al mondo di automobili si aggiunge il fatto che l'Eni ha il monopolio del gas non importato su cui guadagna a ogni aumento di prezzo e ha quindi un interesse preminente a rendere difficile l'importazione di gas e la costruzione di rigasificatori soprattutto se chi li farebbe è l'Enel. Ai monopoli pubblici si sono sostituiti monopoli gestiti come privati.

Il petrolio e il gas scarseggiano nell'immediato perché ci sono due nuovi consumatori Cina e India e le grandi aziende non hanno investito abbastanza in impianti e raffinazione; ma nel medio periodo né energie alternative né aumento degli investimenti possono risolvere il problema. Non si tratta solo di effetto sull'ambiente oggi distruttivo e difficile da ridurre perché l'aumento dell'efficienza è più che compensato dall'aumento delle dimensioni ma di difficoltà di sostituzione perché anche le biomasse hanno limiti ambientali. Certo se il prezzo del petrolio resta alto potranno diventare convenienti le sabbie bituminose dell'Alberta in Canada o altri giacimenti ma tutti richiederanno molta energia per essere prodotti e avranno conseguenze ambientali tragiche. Per estrarre il greggio dalle sabbie l'energia necessaria sarebbe pari a quella contenuta nel greggio estratto. Sarebbe come raddoppiare i consumi.

Si tratta dunque di un libro che induce a guardare aspetto per aspetto statistiche situazioni ambientali meccanismi economici meccanismi politici sempre con estremo allarme. Non ci mette davanti alla fine del mondo ma alla necessità di affrontare davvero i problemi che la privatizzazione dei monopoli naturali e la gestione di rapina dei monopoli privati hanno creato per tutti in particolare per noi. Bisogna tornare alla gestione oculata del pubblico. E scendere dall'auto in tutti i casi in cui è possibile. Altrimenti per rovesciare una citazione fin troppo nota neanche un dio ci salverà.

Francesco Ciafaloni