Ben poco è rimasto oggi delle decine, forse centinaia, di popoli di matrice celtica presenti in Europa agli albori della storia. Solo nelle isole della Gran Bretagna, e specificamente in Irlanda, la cultura dei Celti ha avuto modo di conservarsi con un certo vigore: in quest'ultimo Paese, infatti, accanto all'inglese che le deriva da una lunghissima dominazione, l'idioma nazionale è una lingua genuinamente celtica: il gaelico irlandese.
Raccontate sotto la grande quercia sacra, l'asse del mondo che collega la Terra al Cielo, si immaginano dunque raccontate queste favole che narrano di leggende e di avventure , di folletti e creature magiche, del Diavolo e dei suoi dèmoni, di uomini e animali, di streghe, incantesimi e magie e, naturalmente, di fantasmi.
Sospese fra realtà e fantasia, ricche di oscure allegorie e cariche di simboli arcani, esse ci rimandano l'immagine di una comunità che si raccoglie in un bosco intorno a un bardo per ascoltare e raccoglierne l'insegnamento.
Prefazione
Un gruppo di corvi vola basso, cancellando con le ali gli ultimi ritagli di cielo. Dall'oceano si alza una brezza tagliente, che riempie l'aria di odori salmastri e accarezza con il suo alito la terra intiepidita dopo una giornata di sole estivo. Qui, nelle Terre del Nord, il sole non ferisce con i suoi raggi, non dissecca i prati e le foglie degli alberi, non costringe a cercare riparo. E' piuttosto una presenza dolce e amica, sorgente di vita. E' il grande occhio nel cielo, che veglia dall'alto. Ed è femmina. Ma ora l'occhio si è chiuso, e sta già per alzarsi dal suo letto di stelle il disco pallido della luna. Nel bosco, schiocchi e fruscii accompagnano il passo di un vecchio. Camminava leggero sul soffice strato di foglie e muschio che ricopre il terreno, e si appoggia a un lungo bastone. E' Idhath il Bardo, che si fa strada fra alberi e cespugli con passo sicuro, riconoscendoli uno a uno, mentre si affretta verso il luogo della riunione. Si siederà sotto la grande quercia sacra ricoperta di vischio, l'asse del mondo che collega la Terra al Cielo, dalla quale, come il druido, trae la saggezza e la capacità di dare voce alle più antiche leggende. E davanti alla sua gente, davanti ai loro occhi sgranati e alle loro bocche aperte, inizierà a narrare.
Sono passati molti, molti anni. Le storie di re e guerrieri, di amori e avventure hanno trovato nuove voci. E a questi racconti, sospesi tra realtà e fantasia, alle oscure allegorie, cariche di simboli arcani, si sono aggiunti nuovi spunti, più recenti e quindi più vicini a noi. Dai racconti alle leggende, alle fiabe. Il passo è breve, tanto breve che a volte non ci si rende neanche conto di compierlo. Ed ecco che dalle antiche parole del bardo scaturiscono scintille che accendono il fuoco nel nostro camino. Ora, qui, millenni di storia e di una cultura che si perde nella notte dei tempi prendono forma in queste fiabe. Sono arrivate a noi perchè qualcuno, come noi ora, ha voluto ascoltarle da chi le sapeva raccontare. La memoria, come un testimone passato da generazione a generazione, le ha condotte fino a questo secolo saturo di immagini e suoni, dove, se non fosse per i libri come questo, rischierebbero di perdersi. Ed è quindi per i nostri figli e i figli dei nostri figli - oltre che per noi stessi - che da brave formichine raccoglieremo tra queste pagine qualche granello di quel cibo che può nutrire la fantasia anche nel freddo dell'inverno più lungo.
I celti
Nel corso dell'ultima manciata di millenni, le popolazioni celtiche hanno tessuto in quella che oggi chiamiamo Europa una trama fittissima, continuando a spostarsi e a creare nuovi insediamenti. Come ben si sa, non è possibile parlare di "nazione celtica": troppi erano i popolo differenti, spesso molto più inclini a guerreggiare l'uno con l'altro che non a cercare alleanze con i vicini per fronteggiare un grande nemico comune. E anche quando si trattò di fare fronte contro le mire di Cesare - che d'altro canto non fu né il primo né l'ultimo a cercare di piegare la loro resistenza - i Celti restarono divisi al loro interno, e una parte di loro preferiì addirittura allearsi con il potente popolo latino, probabilmente sperando di poter ottenere per sé vantaggi e benefici che li compensassero della parziale limitazione della propria libertà. E' in effetti da riconoscere che i Romani esercitavano la loro autorità sui Paesi conquistati e sugli alleati in modo abbastanza liberale, concedendo loro una notevole autonomia. Ma è anche singolare che una stirpe così orgogliosa e fiera - così ce la descrivono i Greci e gli stessi Romani - abbia accettato il giogo di una dominazione piuttosto che ricercare l'unità. I Greci, che li avevano conosciuti ben prima dei Romani, li chiamavano barbari (Keltòi o Gàlatai) ma li temevano e li rispettavano come grandi combattenti. La copia romana del Galata morente, una statua conservata oggi nel Museo Capitolino di Roma, ci dà un'idea molto precisa del modo in cui i Greci vedevano i Celti: il soldato è a terra, ferito a morte, ma il suo viso sofferente conserva una dignità e un'energia impossibili da estinguere, che l'artista ci descrive con evidente ammirazione. Un tempo, le virtù guerriere erano il metro di misura di un intero popolo; solo oggi ci si avvia, per quanto molto faticosamente, verso un ideale di pace che trovi i percorsi e i mezzi per riunire nazioni diverse in una casa comune.
Agli albori della storia, le popolazioni di matrice celtica presenti in Europa erano svariate decina, forse centinaia. Se anche la consapevolezza di una radice comune non esisteva, il senso di appartenenza e i vincoli di solidarietà erano molto forti all'interno delle varie tribù. Era infatti a questo livello che si esprimeva quello che alcuni hanno chiamato l'"individualismo celtico". Ogni tribù cercava in effetti di imporsi sulle altre, al prezzo di guerre e faide interminabili, ma al suo interno i rapporti tra gli individui erano caratterizzati da notevole coesione. Tutti i membri della tribù erano uomini liberi, e il potere scaturiva in modo diretto dal consenso collettivo. Nei clan della Scozia, ad esempio, non vigeva originariamente il principio dell'ereditarietà. Il campo del clan era scelto da consiglio dei guerrieri della tribù sulla base dei meriti acquisiti in battaglia. Solo più tardi il capo iniziò a nominare il successore designato, il tanist, che spesso non era affatto un membro della famiglia e doveva comunque riscuotere il consenso del gruppo. Chiaramente, questo sistema di trasmissione del potere lasciava molto spazio a una serie di cruente lotte intestine, ma fu solo dopo l'anno mille che si cominciò ad adottare la pratica dell'ereditarietà del titolo tipica della società feudale.
Lingua e cultura
Oggi, le popolazioni che possono a buon diritto vantarsi di discendere in linea diretta dagli antichi colonizzatori celtici del continente sono ben poche. Fra queste, quelle che conservano anche nel presente una precisa rilevanza culturale sono ancora meno. In un elenco sommario includeremmo i Baschi, i Bretoni, i Gallesi, gli Irlandesi e gli Scozzesi. Sono tutti popoli che hanno tenuto viva una propria lingua, una letteratura, una cultura tradizionale che si distinguono in modo preciso da quelle dei Paesi che li hanno conquistati o inglobati nel proprio sistema linguistico e culturale. In Spagna, i Baschi conservano, anche se a fatica, una propria identità, così come accade in Scozia agli abitanti delle Highlands, di ceppo celtico e lingua gaelica, o ai Bretoni in Francia. Ma in altri luoghi, come ad esempio la Cornovaglia, le tracce dell'antica tradizione celtica sono praticamente scomparse per sempre.
E' nelle isole della Gran Bretagna che la cultura celtica ha avuto modo di conservarsi con più vigore. L'Irlanda è oggi l'unico Paese che abbia come idioma nazionale - accanto all'inglese, che le deriva da una lunghissima dominazione - una lingua genuinamente celtica, il gaelico irlandese. Ed è sempre in Irlanda che la lingua e la cultura celtica vengono amorevolmente protette e insegnate, laddove ad esempio nella vicina Scozia il gaelico scozzese deve fronteggiare il pericolo di una prossima estinzione. Ma sia in Scozia che in Galles si sta assistendo a un tentativo di rivalutazione della cultura tradizionale di matrice celtica, che in prospettiva potrebbe portare almeno alla conservazione del bilinguismo e all'impiego di risorse umanre ed economiche per la protezione e la diffusione della conoscenza di questa cultura, che deve continuare a essere cosa viva.
Le fiabe
Nel cuore pulsante di questa vita ci sono le fiabe e i racconti, tramandati oralmente per secoli o inventati più di recente per un pubblico di estimatori del genre. Le fiabe che abbiamo raccolto e tradotto risalgono ben raramente a un'epoca anteriore al XVII secolo. Forse alcuni degli spunti o degli incidenti potrebbero essere più antichi, ma, come si sa, la fiaba è un organismo complesso in costante evoluzione, e il delicato lavoro di reperimento delle fonti prime di un'idea narrativa porta spesso a un vicolo cieco o a una serie di interrogativi difficilmente solubili. Così, una fiaba popolare di solito non ha una data di nascita, nè un autore; si può anzi affermare che chiunque la racconti di nuovo si rende genuinamente partecipe del processo della sua invenzione, diventandone a pieno diritto l'autore né più né meno di tutti coloro che l'hanno preceduto nel narrarla. E anche se a volte certe fiabe sembrano poter essere inquadrate in un periodo storico preciso, grazie ad alcuni elementi di riferimento che compaiono al loro interno, in realtà spesso questa operazione non è lecita, perchè la fiaba esistenza già molto tempo prima che qualcuno la modificasse inserendovi alcuni elementi della propria esperienza personale, della propria vita di tutti i giorni o della storia (con la esse minuscola o maiuscola) di quel periodo.
Ma se è vero che di solito una fiaba popolare non ha età né autore, è però anche vero che in molti casi disponiamo di testimonianze scritte (o registrate) che ci permettono di sapere che una versione di un determinato racconto è stata raccolta in un determinato luogo, in un preciso giorno e dalle labbra di una certa persona della quale si conoscono nome e cognome. A questa operazione di raccolta "sul campo" delle fiabe della tradizione celtica si sono dedicati molti studiosi eminenti, come Crofton Croker, Carleton, Griffin, Kennedy, Curtin e Douglas Hyde in Irlanda e Campbell, MacDougall, MacInnes, Carmichael, MacLeod e Campbell of Tiree in Scozia. Attualmente, come ben si può immaginare, è sempre più difficile scovare in un angolo sperduto delle isole britanniche un vecchietto in grado di raccontarci una fiaba tradizionale che non sia ancora stata debitamente registrata, trascritta e catalogata. L'arte di raccontare fiabe sta scomparendo con gli ultimi ollamh e shenachie (raccontastorie, persone particolarmente abili nel narrare storie e fiabe della tradizione) ancora esistenti in Irlanda e in Scozia. Oggi, se tutto va bene, le fiabe le leggiamo in un libro, ma chi ha provato nella sua vita l'emozione di sentirle raccontare da qualcuno capace di narrarle con fantasia, con passione e con gusto sa che è come leggere una sinfonia su una partitura invece che ascoltarla eseguita in tutte le sue sfumature da un'abile orchestra.
Ed eccoci quindi alle nostre fiabe, che abbiamo raggruppato in sei filoni tematici, più una coda. Nel primo gruppo troviamo una serie di "Leggende e storia d'avventura". A questa categoria appertengono alcuni fra i i racconti più antichi di tutta la raccolta. Un secondo gruppo di fiabe, riunite sotto il titolo "Folletti e creature magihe", ha come protagonisti alcuni degli innumerevoli esseri creati dalla fantasia popolare: folletti, felpie d'acqua, bogle e creature mostruose di ogni tipo e dimensione. Seguono poi alcune fiabe che trattano uno degli argomenti preferiti dai raccontastorie di tutti i tempi: "Il Diavolo e i suoi Dèmoni". Come sempre, il Signore delle Tenebre sa assumere mille forme per attirare nell'abisso i malvagi e gli innocenti, ma a volte si dimostra un amabile compagno di viaggio e un piacevole interlocutore. E ogni tanto è lui a finire nel sacco. "Uomini e animali" è una sezione più breve, nella quale troviamo una fiaba che ci ricorda Esopo e La Fontaine e altre quattro nelle quali l'elemento magico o soprannaturale lascia il passo a vicinde umane più comuni, con il sapore di racconti morali o di gustosi aneddoti. Con "Streghe, incantesimi e magie" e "Fantasmi" torniamo a tuffarci nel lato oscuro della fantasia. Nell'immaginario collettivo dei secoli passati, le forze del male hanno spesso un volto di donna. Le streghe sono una sorta di corrispettivo femminile della figura del Demonio, e non a caso gli si associano per perpetrare le opere più nefande. Per quello che riguarda i fantasmi, nessuna raccolta di fiabe della tradizione celtica nella Gran Bretagna potrebbe eludere un argomento di così capitale importanza. Abbiamo comunque voluto scegliere, fra i tanti, alcuni racconti abbastanza insoliti e pieni di atmosfera. Quanto alla "Coda"...bè, come vedrete, è una coda.
Il vecchio bardo ha finito di parlare. Dal fuoco acceso nella radura si alzano sciami di scintille come lucciole. Più in là, dalla direzione del villaggio, vengono a folate i rumori sommessi della vita di tutti i giorni. Ma qui, nel racconto di quell'uomo senza età, il mondo si ribalta per mostrare tutti i suoi volti nascoti. Le sue parole hanno lasciato un segno, hanno gettato nel solco il seme della saggezza più antica.
Pagine 232.
INDICE
Leggende e storie d'avventura
Origini dei Gallesi
Fionn alla ricerca della giovinezza
Il Cane Nero della Foresta Intricata
Il Bodach Dubh di Morven
Il porto dello svedese
Donald dei Fardelli
Connla e la fanciulla fatata
Draghi nelle Highlands
Folletti e creature magiche
La donna che riuscì a mettere nel sacco i folletti
Il bambino sostituito e la giovane madre amorevole
La ragazza che non si spaventava mai
Il folletto che comprava cavalli
Su per il camino
La sposa che ebbe la meglio sul kelpie d'acqua
La botticella di whisky del fattore
La ciotola di farina d'avena
Shellycoat
Un plaid per le fate
Piedi nella cenere
La creatura delle acque
La casa di Langton
Il folletto riconoscente
Partenza dei folletti
Il Diavolo e i suoi Dèmoni
La ricompensa del sarto
Michael Scott e il dèmone
Il Colosso di Henllys
L'uomo che vendette l'anima al Diavolo
Il demonio in forma di gatto
Il barcaiolo scomparso
Il compenso del Diavolo
La causa della discordia
La Roccia Nera di Novar
L'uomo dal viso a forma di uovo
Uomini e animali
La volpe e l'oca selvatica
Mezza coperta
Il giovane lavoratore affamato
La fortuna di Robin
Il fabbro e il viaggiatore
Streghe, incantesimi e magie
La ragazza che uscì di casa allo spuntar dell'alba
La barca stregata
Il signorotto e le streghe
La strega di Ben-y-Ghloe
Stregoneria sul Loch Hourn
Le streghe e il whisky
Fantasmi
I fantasmi e il gioco del pallone
In fantasma di Ceardach Ruadh
La grande pietra bianca
Coda
Coda