Una rete di ricercatori operò in Irpinia a partire dall'Ottocento. Cercarono racconti mitici, religiosi, leggendari, dell'al di là, scioglilingua, fiabe...
Cercavano forse le fate e i folletti di un nordico mondo incantato, e scoprirono una letteratura orale, ben distante da quella dotta, che conteneva un deposito enorme di conoscenze locali e storie di vita, offrendo al contempo prescirizioni e interdizioni.
Gli studi sul racconto orale sono andati molto avanti da quando Gaetano Amalfi, Vittorio Imbriani e i loro numerosi colleghi "demopsicologi" operarono, a cavallo tra Otto e Novecento.
Ma il loro lavoro rimane ancora fondamentale, imprescindibile. Attraverso le storie raccolte in questo volume, nei limiti legati a ogni trascrizione operata dalla "viva voce del popolo", la cultura iprina, la sua storia, le sue credenze, le sue tradizioni, riescono comunque a filtrare, a giungere fino a noi, in un modo molto discreto, sottile e fiabesco.